BrianzAcque, Ente gestore del S.I.I. della provincia di Monza e Brianza, e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese hanno sottoscritto, nel gennaio 2019, una convenzione unica nel suo genere.
La volontà congiunta è quella di invertire la prospettiva diffusa che vede la tutela archeologica come un intralcio per chi si occupa di infrastrutture pubbliche, per trasformarla in valore e ottimizzazione.
Per comprendere la grande rilevanza che la tutela dei beni archeologici riveste nella nostra cultura nazionale e, di rifl esso, nel nostro ordinamento giuridico, basti pensare che la promozione e la tutela del patrimonio storico ed artistico della nostra Nazione sono fissate nel nucleo essenziale dei principi fondamentali della nostra Costituzione, all’art. 9. Un brevissimo excursus storico nella normativa di tutela dell’archeologia consente di rilevare come, a partire dai primi anni duemila, abbiamo assistito ad una sempre maggiore affermazione dell’approccio preventivo nell’ambito del diritto dei beni archeologici, fi no all’odierno caposaldo: l’art. 25 del Nuovo Codice Appalti (d. lgs. 18 aprile 2016, n. 50) che regola gli obblighi e le procedure da seguire in materia di archeologia preventiva in presenza di lavori pubblici, creando un legame a doppio fi lo tra l’Ente operante in ambito di pubblico e la Soprintendenza.
Ad oggi l’archeologia preventiva è quindi parte imprescindibile e integrante della prassi progettuale ed esecutiva di qualsiasi ente impegnato nella realizzazione di infrastrutture e, come ogni processo sistematico, deve essere gestito e non subìto.
BrianzAcque, da sempre impegnata sul fronte della tutela del Territorio e in ossequio alla normativa vigente, ha consolidato negli anni una procedura di valutazione preventiva dell’interesse archeologico mediante la sottoposizione alla Soprintendenza di ogni progetto, già dalle primissime fasi preliminari, per acquisirne un parere di competenza e recepire e attuare le indicazioni impartite, tra cui l’esecuzione di scavi di saggio e carotaggi preliminari alle opere, per caratterizzare le aree di intervento.
Si è altresì affermata, diventando prassi operativa, la sorveglianza degli scavi da parte di archeologi, incaricati da BrianzAcque, che vigilano ogni opera di movimento terra, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza. Attività che comportano una dilatazione piuttosto significativa delle tempistiche di progettazione ed esecuzione, considerati i ritmi spesso stringenti che queste opere, per la loro natura di servizi di pubblica necessità, impongono all’Ente Gestore, oltre ad un maggior costo economico legato all’opera, in termini di esecuzione delle indagini preliminari e, ancora più, del servizio di sorveglianza da affiancarsi al cantiere.
Come conciliare, quindi, la tutela dei beni archeologici con le stringenti esigenze operative di un’azienda idrica che realizza lavori e infrastrutture nel sottosuolo?
Dal confronto tra le professionalità e le competenze di Soprintendenza e BrianzAcque è nata l’idea di sviluppare congiuntamente uno strumento predittivo, su ampia scala territoriale: la Carta del Potenziale Archeologico della provincia di Monza e Brianza.
Durante la conferenza di presentazione del progetto, il Soprintendente Luca Rinaldi ha spiegato: “La Provincia di Monza e Brianza è, nel nostro paese, la seconda come densità di popolazione e ha visto e vede ancora complessi progetti di trasformazione infrastrutturale del territorio, che interessa naturalmente le reti di servizi, tra cui quelle idriche. Ma la Brianza è anche terra con un patrimonio culturale ricco, testimone della successione di più civiltà, le cui tracce e reperti sono indagate grazie soprattutto alla ricerca archeologica. La normativa per i lavori pubblici impone il controllo preventivo della presenza di depositi di interesse archeologico al fine di valutare soluzioni progettuali che non li intacchino o di anticipare la fase di indagini archeologica rispetto all’avvio dei cantieri edili. Il rinvenimento imprevisto di depositi archeologici impone, infatti, rallentamenti per la necessità di indagare e documentare le tracce del passato nonché valutazioni estemporanee sulla compatibilità dei progetti già avviati rispetto alle esigenze di tutela. Questo strumento, che sarà elaborato grazie alla meritoria azione di BrianzAcque, sarà di estrema utilità per tutti gli operatori, non solo pubblici, e per la stessa comunità scientifica, in vista della piena sostenibilità delle azioni di governo e valorizzazione del territorio”.
In base alla convenzione, l’affidamento del servizio sarà posto in carico a BrianzAcque, ma il progetto è frutto del lavoro a quattro mani di entrambi gli enti.
L’ing. Massimiliano Ferazzini, Direttore del settore Pianificazione e Progettazione Territoriale di BrianzAcque, spiega che è attualmente in corso la prima fase progettuale, che consiste nell’elaborazione della documentazione tecnica e amministrativa necessaria per dare via alle procedure di affidamento del servizio. “Il team congiunto di progetto sta già portando avanti diversi incontri, per condividere e matchare il know-how dei due enti e giungere alla stesura dell’articolato progetto del servizio, che sarà svolto sotto la direzione scientifica di Soprintendenza e la direzione esecutiva di BrianzAcque. Entro fine anno prevediamo di avviare l’iter di affidamento, mediante procedura negoziata con ricorso al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, nella volontà di premiare le competenze degli operatori e garantire una qualità di esecuzione alta”.
La Carta del potenziale archeologico sarà perfezionata nell’arco di circa due anni dall’affidamento del servizio e sarà frutto di diverse attività tra loro coordinate. La robusta base di partenza per il progetto è fornita dalla carta dei rinvenimenti archeologici elaborata dalla Soprintendenza, che sarà poi integrata da diversi livelli di indagine del territorio per l’identificazione di aree potenzialmente caratterizzate dalla conservazione di depositi archeologici, ovvero delle tracce stratificate del passato. L’analisi prenderà in considerazione i perimetri dei nuclei di antica formazione, la presenza di edifici storici, le informazioni derivanti dalle cartografie e dalle fonti storiche, dalle fotointerpretazioni e dall’esame della toponomastica, i risultati di analisi geologiche e geomorfologiche nonché quanto ricavabile dai surveys. I dati raccolti saranno incrociati per valutare il grado di potenziale archeologico delle diverse aree del territorio provinciale. Lo strumento andrà ad aggiungersi alla Carta Archeologica informatizzata della Provincia di Mb sviluppata dalla Soprintendenza tra il 2010 e il 2014 attraverso lo spoglio della documentazione d’archivio e della bibliografia archeologica disponibile, “atto primo” di studi e ricerche sulle caratteristiche del popolamento antico dell’area brianzola. Non mancheranno i rilievi aerei con drone, tecnologia ormai consolidata nella prassi gestionale della monoutility dell’acqua brianzola e strumento funzionale agli scopi tecnici specifici.
La Carta del potenziale archeologico è uno strumento predittivo, volto a individuare ed evidenziare la probabilità di presenza di depositi di interesse archeologico e, a livello nazionale, si tratta del primo strumento di questo genere mai realizzato in lotto unico su un’area vasta come quella dell’intero territorio di Monza e Brianza: 405,4 Kmq di superficie, suddiviso in 55 Comuni. Un prezioso strumento a disposizione delle Istituzioni. Economia circolare è anche questo: rimettere a disposizione della collettività una risorsa frutto dello sforzo dell’ente gestore del Servizio idrico Integrato, trasformata in valore condiviso per tutto il Territorio, in primis per gli enti territoriali, come Comuni e Provincia, ai fini di pianificazione territoriale e urbanistica, ma anche per altre società pubbliche e/o private che effettuano scavi nel sottosuolo, grazie alla riserva di libera consultazione secondo le modalità che saranno concordate con la Soprintendenza. Un esempio della gestione responsabile e sostenibile degli investimenti della Mono utility dell’idrico brianzola, che non è nuova a progetti innovativi rivolti al Territorio.
Per BrianzAcque, innovare vuol anche dire fare le “solite cose” in maniera diversa e nuova, cambiando la prospettiva, nell’ottica di portare Valore al territorio, alla collettività, un approccio innovativo che si esprime anche attraverso la realizzazione di importanti progetti, basati su attività consuetudinarie, ma applicate in un’ottica integrata e lungimirante.
Il Presidente e AD BrianzAcque, Enrico Boerci, evidenzia infatti come l’idea di dar vita alla Carta sul rischio archeologico nasca dal lavoro quotidiano della società, impegnata a realizzare investimenti in continua crescita: “Siamo orgogliosi di dar corso alla realizzazione di questo documento che ci vede lavorare in partnership con una realtà prestigiosa come la Soprintendenza. La carta è uno studio ad ampio spettro per una pianificazione degli interventi, molti dei quali destinati a migliorare il servizio e a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, che ci consentirà di ridurre costi e tempi, evitando interferenze di carattere archeologico.
Noi, società pubblica al 100%, abbiamo una concezione dell’ambiente a tutto tondo che, alla natura, assomma il paesaggio con tutti i suoi beni. Portiamo l’acqua a quasi 900 mila utenze, ma la proteggiamo anche. E così, come salvaguardiamo la risorsa idrica, preziosa e limitata, parimenti ci impegniamo a tutelare l’eredità archeologica del territorio dal quale la attingiamo per rispettarlo e per valorizzarlo anche nel suo aspetto storico e culturale”.
L’auspicio è che questa prima esperienza possa costituire un precedente, che potrà essere preso a modello e replicato da altri, in quanto è interesse di vari ambiti strategici avere a disposizione uno strumento analogo, capace di consentire lo svolgimento di operazioni di scavo senza correre il rischio di danneggiare o distruggere il patrimonio archeologico, come rimarcato dal Presidente della Provincia, Roberto Invernizzi.
Una sinergia quella tra Soprintendenza e BrianzAcque, che porta beneficio a tutto il sistema territoriale, perché consentirà di innalzare la soglia di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale, consentendo allo stesso tempo un’ottimizzazione in ambito di pianificazione delle opere, contribuendo ad assolvere agli obblighi in materia di valutazione preventiva dell’interesse archeologico prevista dal Codice degli Appalti, per tutta la Provincia, e consentendo, quindi, non solo a BrianzAcque ma a qualsiasi utility o privato di poter godere di uno strumento di semplificazione del processo progettuale e di indirizzo per i comuni, per l’ente Provincia e qualsiasi stakeholder coinvolto. L’archeologia non più vista come interferenza, ma come opportunità per uno sviluppo infrastrutturale sostenibile.